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Cos'altro può fornire un campo di assoluta libertà visiva, come può farlo nelle realtà del visibile, dei linguaggi visivi, il campo sempre disponibile ed incondizionato delle forme astratte? Le forme che ci rendono iconico l'aniconico, che ci dispongono all'invisibile tramite il visibile, che attraverso l'attenzione raccolta e consapevole dello sguardo possono volgerci alle traiettorie più nette del pensiero, come alle pieghe più involute dell'inconscio? A fronte del corrente dominio ostensivo dell'immagine visiva, del suo mediato livellamento, la tante volte sollevata ermeticità dell'astrattismo, il suo necessario bisogno di commento risulta proprio il migliore antidoto immaginativo, l'idonea condizione a far sì che l'immagine torni a corroborarsi di pensiero, a stimolare il pensiero.